Lettera ai giornali di Silvia Viola del 10.09.2013 sui TFA

In questi giorni mi è capitato di leggere lettere di proteste sui giornali e sul web da parte di insegnanti non abilitati contrari all’inserimento di nuovi abilitati nel nuovo anno scolastico.

Sono una docente neoabilitata. Come i colleghi non abilitati che protestano, insegno da diversi anni; ma non mi sono limitata ad “aspettare” un percorso abilitante: ho partecipato ad un concorso bandito dal MIUR per pochissimi i posti del Tirocinio Formativo Attivo (TFA ordinario), ho superato tre prove selettive iniziali, sono rientrata nell’ esiguo contingente di posti messo a concorso, ho sostenuto e superato quindi varie prove in itinere e una finale, ho seguito lo scorso anno lezioni pomeridiane fuori sede – coniugando queste attività con il mio quotidiano lavoro di docente -, ho sostenuto una tassa di iscrizione pari a 2.200 € più tutte le spese, totalmente a mio carico. Ho quindi ritenuto di investire tempo, energie e denaro sulla mia formazione e sulla mia professionalità.

Come molti altri colleghi che hanno superato un concorso piuttosto che aspettare, mi trovo nella paradossale situazione di avere conseguito un titolo prettamente professionalizzante - l’ abilitazione all’ insegnamento – attualmente privo di spendibilità. Non è infatti stata fino ad oggi prevista alcuna modalità per dichiarare il titolo di abilitazione, nonostante esso sia stato conseguito a seguito di un bando di concorso emanato dallo Stato per un numero di posti calcolato sull’ effettivo fabbisogno di docenti. Mentre si cerca una possibile soluzione, al danno si aggiunge la beffa per cui non vincitori di concorso precedono nell’ assegnazione delle cattedre docenti abilitati che invece il concorso lo hanno vinto, salvo non poterne trarre alcun beneficio.

La Costituzione Italiana (art. 97) indica nel pubblico concorso la via ordinaria per l’ accesso ai ruoli della Pubblica Amministrazione; inoltre, la normativa scolastica prevede da lungo tempo la precedenza nell’ assegnazione delle cattedre ai docenti abilitati: tutto ciò, nell’ interesse primario degli studenti cui sono dovute opportunità di apprendimento qualificate.

Non si comprende allora la richiesta dei colleghi non abilitati, considerato che la precedenza agli abilitati nell’ assegnazione delle cattedre consegue semplicemente all’ applicazione delle leggi vigenti, ed anzi è stata fino ad oggi prassi consolidata e affidata ad automatismi (che purtroppo finora in questo caso sono mancati).

Nessuna guerra tra poveri. Solo rispetto delle leggi vigenti  che ,peraltro, corrisponde all’interesse collettivo (insegnanti e alunni più preparati) .

Mi auguro, a questo punto, che  Ministero  emani al più presto un provvedimento finalizzato a tutelare chi ha acquisito un titolo professionalizzante che i non abilitati semplicemente non hanno e certamente non per causa degli abilitati.

 

Prof.ssa Silvia Rita Viola 

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