“Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire” scriveva Marguerite Yourcenar .
Tra qualche giorno a Pisa e alla sua Università ci sarà un granaio in meno e l’inverno dello spirito potrebbe ulteriormente anticipare . Del resto le temperature di questa estate pigra e fresca parrebbero confermarlo.
Per motivi legati alla riorganizzazione dei Corsi di Laurea si sta infatti per chiudere la prestigiosa e storica biblioteca dell’Istituto di Geografia di via San Giuseppe che constava di circa sessantamila volumi !
La Biblioteca sarà trasferita in via temporanea a Palazzo Boileau, per poi essere definitivamente collocata presso quella del Polo Umanistico in via dei Mille. Per la ristrettezza dei locali da occupare temporaneamente (due stanze!!!) e definitivamente (non si sa su quali spazi) essa è stata smembrata e in parte distrutta: dei circa 60.000 volumi (45.000 dell’ex Istituto di Geografia della Facoltà di Lettere e 15.000 circa dell’ex Istituto di Geografia Umana della Facoltà di Lingue), circa un terzo (costituito per la maggior parte da manuali ad uso didattico, monografie regionali della Toscana, testi di geografia generale, umana ed economica e riviste in corso) sono finiti a Palazzo Boileau, una grossa parte (comprendente le riviste meno consultate, e quindi più rare e ricercate, le monografie regionali sull’Europa e il resto del mondo, il materiale bibliografico ecc.) è finito nell’archivio generale dell’Università (sito a qualche chilometro da Pisa), mentre il resto costituito da testi già presenti [si spera] in altre biblioteche e da tutta la miscellanea [raccolta fin dagli inizi della biblioteca e scampata dai bombardamenti] è stato mandato al macero. Nel contempo anche la parte cartografica, in quanto di proprietà del vecchio (ed ora del nuovo dipartimento) è stata mandata a palazzo Boileau in un’unica piccola stanza, al cui interno non c’è posto neanche per tutte le carte murali e per quelle a grande scala dei paesi extraeuropei, che devono quindi trovare ancora una collocazione (non si sa dove): la stessa cosa accade anche per tutti gli strumenti geografici, la collezione litologica, la collezione fotografica, i globi e l’intera collezione di Atlanti (circa duecento, alcuni dei quali risalenti al XVIII secolo).
Le motivazioni di tutto questo sono molteplici, sicuramente la riorganizzazione dei Dipartimenti e dei corsi di studio, come anche le scelte politiche e finanziarie del Ministero in generale ma, in particolare, pesano le scelte locali dell’Ateneo Pisano.
Per coloro che hanno assiduamente frequentata da studenti e da studiosi la Biblioteca di via S. Giuseppe , assistere alla sua dissoluzione è un trauma sia per la cancellazione di un luogo fisico che concentrava la sapienza geografica scritta in quasi due secoli di storia , sia per l’esodo in mille rivoli di preziosi volumi.
Certamente i più prestigiosi non andranno persi ma molti saranno destinati inevitabilmente al macero: i tempi della distruzione dei libri non appartengono a circoscritti momenti storici, purtroppo, sono sempre dietro l’angolo più insospettabile.
La scuola geografica pisana è da circa due secoli tra le più riconosciute e autorevoli in Italia : si pensi a personaggi del calibro di Giuseppe Sottini, Carlo Errera, Giotto Dainelli, Antonio Renato Toniolo, Giuseppe Caraci, Giuseppe Morandini ed Alberto Mori per arrivare ai giorni nostri con Mario Pinna , Berardo Cori e Carlo Da Pozzo, senza dimenticare Marco Costa, Gisella Cortesi, Ubaldo Formentini e Riccardo Mazzanti. D’ora in avanti l’ex-Istituto non avrà più una propria sede riconosciuta ed autonoma ma, confluito nel Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, non troverà più neppure la contiguità fra gli studi dei geografi in servizio e neppure spazio per gli strumenti e per le carte.
E’ certamente un segno dei tempi, molto ostici per la Geografia nonostante la sua utilità sempre più rimarcata in un mondo globalizzato e interdipendente. Vedasi, ad esempio, le tracce dei temi della Maturità che vertevano , guarda caso, sull’economia mondiale, sul viaggio e sui BRIC.
La perdita della Biblioteca, seppure casualmente, conferma sempre di più lo scarso rilievo dato alla Geografia nell’ordinamento scolastico di qualsiasi livello nonostante le tante enunciazioni di principio dei nostri politici sulla pianificazione del territorio, sulla globalizzazione, sullo sviluppo sostenibile, sui rapporti Nord-Sud e sulla green economy .
Alle superiori è stata recentemente massacrata dal cd “riordino Gelmini” che l’ha praticamente confinata nel biennio (?!) degli Istituti Tecnici Commerciali ed eliminata dal Nautico, dall’Alberghiero e dagli altri professionali economici. Dei Licei (biennio) meglio non parlarne in quanto da sempre viene insegnata (poco) da insegnanti non specialisti .
Alle medie inferiori occorre confidare nella discrezione dell’insegnante di Storia che generalmente le dedica meno di un’ora la settimana.
Gli ordinamenti dei corsi di laurea tendono sempre più a eliminare l’obbligatorietà degli esami di Geografia, magari per sostituirli con altri di minor spessore scientifico, culturale ed educativo.
L’unica speranza è che il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione (peraltro pisano e docente universitario ) , debitamente informato su questa perdita (della Biblioteca e dell’Istituto) e su questo ingiustificato ridimensionamento (della Geografia) , cominci a invertire la tendenza. Un Paese moderno ,sempre più integrato nell’economia e nella politica mondiali, non può fare a meno di un sapere fondamentale e imprescindibile.
Riccardo Canesi (Coordinamento Toscano degli Insegnanti di Geografia - Docente di Geografia Economica I.I.S. “D. Zaccagna” Carrara)
Pisa , 11 luglio 2013